Big Data, big thinking

Big Data + report home made + audit

Per “Big Data” intendiamo la raccolta di grandi quantità di informazioni, generate da analisi statistiche su informazioni ‘neutre’: dati anagrafici, indici economici, ricerche scientifiche, … Una grande quantità di dati eterogenei che, grazie a software avanzati capaci di comparare valori enormi, consentono di scoprire i legami tra fenomeni differenti, individuando così possibili macro trend futuri. I dati analizzati provengono per lo più da grandi provider di informazioni, fonti istituzionali, o direttamente dai cittadini che nel corso della vita quotidiana lasciano (per lo più inconsapevolmente) tracce di sé interagendo con i propri cellulari, utilizzando carte credito, guardando smart tv, archiviando file su cloud, adoperando mezzi pubblici su cui sono montati sensori intelligenti.

Per questo, attraverso i big data possiamo ad esempio:

  • Capire quale siano i mercati di maggiore interesse
  • Declinare di conseguenza brand image e comunicazione
  • Individuare partnership e sinergie
  • Selezionare i prodotti per aree mercato
  • Etc etc…
Vuoi conoscere i tuoi Data?

Come hanno fatto, tra gli altri:

  • Nella grande distribuzione organizzata, aziende come Macy utilizzano i Big Data per aggiornare i prezzi dei propri prodotti in base alla domanda e alla quantità di merce presente in magazzino, in modo da ottimizzare costi e guadagni.
  • Le catene di supermercati e di commercio elettronico, tra cui Wal-Mart e Amazon, utilizzano i Big Data per comprendere quali prodotti suggerire ai propri clienti e in quale maniera comunicare tali prodotti per massimizzare l’esperienza di acquisto della clientela.
  • Nel mondo farmaceutico, aziende e associazioni (tra cui Express Scripts Holding Co., una delle più importanti in USA) partendo dai Big Data hanno sviluppano nuovi servizi e strategie di comunicazione, ad esempio ricordando ai pazienti quali medicine assumere con telefonate personalizzate e automatizzate.
  • Nel settore bancario infine aziende come American Express utilizzano i Big Data per comprendere in maniera più approfondita la propria clientela, comunicare meglio, ma anche per prevedere aperture e chiusure di conti, o quali finanziamenti saranno potenzialmente insolventi.

Ma attenzione, sappiamo che i Big Data non riescono a perfezionare il quadro esaminato. Lego, ad esempio…
Nonostante la fama crescente dei Big Data, affidarvisi esclusivamente può risultare talvolta fuorviante. Il caso più celebre in letteratura scientifica è quello di Lego che desiderosa di migliorare il proprio appeal nei confronti dei millenials si affida ai Big Data. Il risultato dello studio condotto riporta come le nuove generazioni siano caratterizzate da drop di attenzione causato soprattutto da internet, smartphone e social network. La multinazionale, in base a questo trend, decide così di aumentare le dimensioni dei propri storici mattoncini, rendendo più semplici le proprie costruzioni. I risultati sono però catastrofici, con vendite precipitate del 35% negli Stati Uniti e del 29% nel resto del mondo.

Qualcosa è andato decisamente storto, forse un problema di interpretazione?

Accorrono in aiuto gli “Small Data”.

Come hanno compreso gli esperti negli ultimi anni, anche Lego intuisce che per analizzare correttamente grandi quantità di dati è necessario affiancarli a indagini più “micro”, studiando anche piccoli gruppi di utenti. Per correggere il tiro, Lego decide quindi di affidarsi a quelli che oggi chiamiamo “Small Data”, andando a intervistare i consumatori finali direttamente nelle loro case. Qui comprende come sì i millennials siano più distratti e apatici rispetto alle generazioni precedenti, ma solo nei confronti di ciò che non li stimola e coinvolge a dovere. Grazie a un’analisi incrociata di Big e Small Data Lego capisce quindi che aumentare le dimensioni dei propri mattoncini è stato un errore e decide al contrario di complicare le costruzioni, creando scatole più grandi e pezzi più piccoli, affinché costruire con i Lego diventi un’azione eroica, da esibire. Un’operazione quest’ultima che ha riabilitato l’azienda sull’orlo del fallimento, rilanciandola nuovamente tra le principali del proprio settore.

L’importanza di un approccio sinergico, quello che Pleiadi propone.

Quando si parla di strategie di comunicazione, branding e marketing, Big Data e Small Data non sono quindi in competizione tra loro, ma costituiscono due strumenti che utilizzati in maniera sinergica possono fornire risultati eccezionali. Da una parte i Big Data consentono di comprendere meglio le tendenze generali delle scelte effettuate dai nostri utenti, mentre gli Small Data ci forniscono utili informazioni per interpretare al meglio tali tendenze, schivando così sviste facilmente evitabili associando all’utilizzo di software avanzati e analisi statistiche azioni a livello più “micro” quali interviste, focus group o audit aziendali.

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