Marketing Isekai: quando il brand attraversa la soglia di un altro mondo

Indice articolo:
Nella storia delle idee, poche discipline hanno saputo oscillare con la stessa eleganza tra numeri e immaginazione come il marketing. A prima vista sembra un’arte fredda, fatta di grafici e di analisi, di listini prezzi e modalità di pagamento. Ma basta guardare sotto la superficie per accorgersi che in realtà si tratta di un grande racconto collettivo: quello di come le aziende cercano, da decenni, di dialogare con i propri consumatori.
Il ruolo del marketing è tutto racchiuso in una frase di Philip Kotler, il cosiddetto padre del marketing moderno: "Il marketing consiste nell’individuazione e nel soddisfacimento dei bisogni umani e sociali".
Un’affermazione che sembra una definizione scientifica, eppure ha la forza di un haiku: poche parole, ma capaci di racchiudere un universo.
Qui arriva il nostro gioco linguistico, o se vogliamo il nostro salto narrativo. Perché se in Giappone la parola isekai (異世界) significa letteralmente mondo differente, allora ogni strategia di marketing non è altro che un viaggio in un altro mondo: quello del cliente.
Un’avventura che ricorda certi anime nipponici dove un personaggio comune viene improvvisamente proiettato in un universo parallelo, pieno di regole nuove, pericoli imprevisti e opportunità straordinarie.
Così come in Sword Art Online o in Re:Zero, anche nel marketing l’eroe (l’azienda) deve imparare a muoversi in scenari inediti, spesso ostili, a volte digitali.
L’avvento di Internet e la digitalizzazione dei primi anni 2000 hanno aperto portali non meno misteriosi di quelli che nei cartoni animati trasportano gli eroi nel regno della magia. Se un tempo bastava distribuire volantini, oggi bisogna presidiare motori di ricerca, alimentare account su TikTok, orchestrare pubblicità online e campagne innovative cross-channel.
Una vera avventura isekai, con il cliente come entità enigmatica da comprendere: cosa pensa? quali domande o esitazioni ha? dove cerca informazioni?
Questo articolo è un viaggio: una guida che unisce i fondamenti accademici del marketing alle atmosfere di un sottogenere che ha conquistato il pubblico mondiale.
Nei prossimi capitoli parleremo di definizioni, strategie, strumenti, ma anche di mondi fantastici popolati da NEET giapponesi (acronimo inglese di Not in Education, Employment or Training) reincarnati in cavalieri, di realtà virtuali più persuasive di una campagna pubblicitaria e di eroine come Catarina Claes che, tra un Otome game e una sconfitta annunciata, ci insegnano la sottile arte di trasformare un problema in opportunità.
In fondo, la domanda è sempre la stessa: come si passa dal mondo reale a un “mondo differente” senza perdere la bussola? Nel marketing come nell’isekai, la risposta è nella strategia.
Definizione e ruolo del marketing
C’è un equivoco che accompagna il marketing fin dalla sua nascita: l’idea che si tratti semplicemente di pubblicità, di spot televisivi o di volantini colorati. In realtà, il marketing è molto di più: riguarda il cuore stesso dell’attività commerciale.
Secondo la celebre formula di Philip Kotler, "il marketing consiste nell’individuazione e nel soddisfacimento dei bisogni umani e sociali". Non è un vezzo retorico: significa che ogni azienda deve interrogarsi prima di tutto sul perché esiste, quali bisogni intende colmare e quale valore dei propri prodotti o servizi vuole trasmettere.
Il resto – slogan, manifesti, email promozionali – sono solo strumenti.
Il ruolo del marketing non è tanto convincere qualcuno a comprare qualcosa, ma comprendere profondamente "cosa pensano i potenziali clienti", "quali domande o esitazioni hanno" e come questi elementi possano guidare lo sviluppo di un prodotto fisico o di un servizio immateriale.
Il termine stesso “to market”, in inglese, non vuol dire altro che "portare al mercato".
Dietro questa semplicità linguistica si nasconde un mondo di analisi, di ricerche di mercato e di selezione strategica dei canali. È il ponte che collega l’offerta dell’impresa con la domanda dei consumatori. Ma il marketing non è mai stato statico.
Negli anni ’60, con le intuizioni di Jerome McCarthy, prese forma la celebre teoria delle 4 P del marketing mix:
- ▪️prodotto (product);
- ▪️prezzo (price);
- ▪️luogo (place);
- ▪️promozione (promotion).
Una cornice che ancora oggi funge da bussola per ogni strategia.
Eppure, come in un racconto isekai, anche il marketing ha dovuto attraversare portali improvvisi. L’avvento di Internet e la digitalizzazione dei primi anni 2000 hanno trasformato radicalmente il mestiere: alle voci classiche si sono aggiunti i social media, i motori di ricerca, l’email marketing, la pubblicità online e gli approcci integrati cross-channel. Nuovi mondi, nuove regole.
In questo senso, il marketing è un viaggiatore. Cambia forma a seconda delle epoche e dei contesti culturali, ma resta fedele al suo obiettivo: trasformare un incontro tra domanda e offerta in una relazione.
Ed è qui che, come ci ricorda Bryan Kramer, "There is no more B2B or B2C: It’s Human to Human". Il marketing, insomma, non è un semplice strumento di vendita. È la narrazione che tiene insieme prodotti, aziende e consumatori, ed è il linguaggio che ci permette di muoverci da un mondo all’altro senza perderci. Proprio come accade agli eroi degli anime isekai.

Le fasi del marketing: dall’analisi all’assistenza clienti
Il marketing è come un viaggio a tappe. Nessuno parte all’avventura senza una mappa, e nessuna azienda dovrebbe lanciarsi sul mercato senza aver compreso a fondo il terreno che sta per esplorare. Non a caso, gli studiosi parlano di fasi del marketing, un percorso che, se seguito con attenzione, permette di trasformare un’idea in successo.
Vediamole nel dettaglio:
- Analisi e ricerche di mercato
- ▪️È il punto di partenza: raccogliere dati, osservare i concorrenti, capire “a chi è destinato il prodotto?” ed “esiste un mercato adatto?”.
- ▪️Qui entra in gioco la comprensione degli interessi del cliente ideale, cioè la capacità di mettersi nei panni del potenziale acquirente.
- Sviluppo dei prodotti
- ▪️Non si tratta solo di creare un oggetto o un servizio, ma di tradurre in realtà i bisogni individuati.
- ▪️È qui che nasce il prodotto fisico o il servizio immateriale, con attenzione a qualità e affidabilità dell’offerta.
- Definizione del placement e distribuzione del prodotto
- ▪️Una volta creato, il prodotto deve trovare la sua strada. Dove verrà venduto? In quali negozi, piattaforme, o luoghi frequentati dai clienti?
- ▪️La scelta del canale e la selezione strategica dei canali di distribuzione sono cruciali per rendere un bene accessibile al pubblico target.
- Strategia di vendita e promozione
- ▪️Qui il marketing entra nel vivo. Bisogna decidere quale tipo di comunicazione aumenterà le vendite, “su quali piattaforme”, e come sfruttare al meglio pubblicità, pubbliche relazioni, campagne innovative.
- ▪️Oggi questa fase include social media, account TikTok, Google, pubblicità online e approcci integrati cross-channel.
- Assistenza clienti e fidelizzazione
- ▪️Il viaggio non finisce con il primo acquisto. È essenziale creare un’esperienza tale che il consumatore voglia effettuare un riacquisto in futuro.
- ▪️Qui entra in gioco l’importanza dell’esperienza del cliente: assistenza rapida, attenzione alle esigenze, riflessioni sulle motivazioni d’acquisto.
Queste fasi possono sembrare lineari, ma in realtà sono un circolo continuo. Ogni feedback del consumatore riporta l’azienda al punto di partenza, come un eroe che, dopo aver attraversato un portale isekai, torna al mondo reale arricchito di nuove conoscenze.
La differenza tra una strategia di marketing improvvisata e una ben congegnata sta tutta qui: nella capacità di trasformare ogni passaggio in un’occasione di apprendimento. Perché nel marketing, come nelle saghe fantasy, non esistono missioni finite: c’è sempre un nuovo mondo da esplorare.
Marketing classico e marketing moderno
Immaginate un mercante del Rinascimento. Ha stoffe preziose, ha la voce per convincere i clienti e una piazza gremita davanti a sé. Quello, in fondo, era già marketing: osservare il pubblico, modulare l’offerta, scegliere il tono giusto. Ma solo nel XX secolo questo sapere sparso ha assunto una forma teorica compiuta.
Negli anni ’60, l’economista Jerome McCarthy codificò un modello che divenne il fondamento della disciplina: le celebri 4 P del marketing mix. Una formula semplice, quasi alchemica, che permetteva a chiunque di orientarsi in un campo allora nuovo.
In quel periodo, il marketing era ancora legato a un mondo tangibile: il prodotto fisico, il listino prezzi stampato, il luogo di distribuzione nei negozi, le campagne di pubblicità sui giornali o in televisione.
Era un’epoca in cui la strategia di vendita si misurava in cartelloni stradali e spot trasmessi in prima serata.
Poi arrivò Philip Kotler, definito da molti "il padre del marketing moderno".
Fu lui a trasformare la disciplina in qualcosa di più ampio, un sistema di pensiero legato al management, capace di interrogarsi non solo su come vendere, ma su come le imprese potessero interpretare e persino anticipare i bisogni sociali.
Con Kotler, il marketing smise di essere un semplice strumento e divenne una filosofia: un modo per leggere il mondo.
Come in ogni racconto isekai, ecco il portale imprevisto: l’avvento di Internet.
Nei primi anni 2000, la digitalizzazione spalancò scenari inediti. Non bastava più scegliere i canali tradizionali: bisognava presidiare i motori di ricerca, aprire profili sui social media, sperimentare con email marketing e pubblicità online. Si passò dal negozio sotto casa a un mercato globale dove il cliente, con un click, poteva cercare informazioni e confrontare offerte.
In questo salto dimensionale, il marketing si è comportato come il protagonista di un anime isekai: catapultato in un mondo differente, ha dovuto imparare nuove regole.
Gli antichi strumenti non sparirono, ma vennero inglobati in approcci integrati e cross-channel, capaci di unire la carta stampata a un account TikTok, una fiera di settore a una campagna su Google. Il marketing moderno non è dunque un rifiuto del passato, ma una sua evoluzione.
Come un eroe che, dopo aver viaggiato tra mondi paralleli, torna arricchito di nuovi poteri, così il marketing ha conservato le variabili classiche del mix aggiungendo competenze digitali, riflessioni sull’importanza dell’esperienza del cliente e un’attenzione nuova alle relazioni umane.
Perché, alla fine, ogni modello di business – dal più antico al più innovativo – si regge su una domanda fondamentale: "cosa pensano i potenziali clienti?" e, soprattutto, "come possiamo stabilire con loro un dialogo che sia autentico?".

Le 4P di marketing: prodotto, prezzo, luogo, promozione
Ogni disciplina ha le sue formule immortali. In matematica c’è il teorema di Pitagora, nella fisica la legge di gravità, e nel marketing… le 4 P del marketing mix. Non sono un dogma, ma una bussola: nate negli anni ’60 con Jerome McCarthy, sono ancora oggi un concetto chiave nel campo del marketing.
Vediamole una per una, immaginandole come i quattro pilastri che reggono un portale verso un mondo differente.
- Prodotto (Product)
- ▪️Non è solo un oggetto, ma può essere anche un servizio immateriale.
- ▪️Deve avere qualità e affidabilità dell’offerta per distinguersi.
- ▪️Può essere testato con prove tangibili (demo, campioni).
- ▪️Domanda chiave: “A chi è destinato il prodotto?”
- Prezzo (Price)
- ▪️Comprende il listino prezzi, la scontistica, le modalità di pagamento.
- ▪️È una variabile delicata: troppo basso svaluta, troppo alto esclude.
- ▪️Domanda chiave: “Esiste un mercato adatto a questo prezzo?”
- Luogo (Place)
- ▪️È la definizione del placement, ovvero il luogo di distribuzione.
- ▪️Richiede la selezione strategica dei canali (negozi fisici, e-commerce, marketplace, social).
- ▪️Domanda chiave: “Dove si trovano i luoghi frequentati dai clienti?”
- Promozione (Promotion)
- ▪️Include pubblicità, pubbliche relazioni, eventi, fiere, strategie digitali.
- ▪️Oggi significa presidiare social media, motori di ricerca, orchestrare campagne innovative.
- ▪️Domanda chiave: “Quale tipo di comunicazione aumenterà le vendite? Su quali piattaforme?”
In realtà, dietro queste quattro lettere si nasconde un intero universo di possibilità. Ogni variabile influenza le altre: il prezzo può cambiare la percezione del prodotto, la promozione può ampliare i confini del luogo, e la scelta del canale può decidere la sorte di un’intera strategia di vendita.
Non a caso, studiosi e guru del settore hanno più volte proposto di aggiungere nuove P (come People, Process, Physical Evidence) per adattare il modello ai tempi. Ma l’essenza resta la stessa: costruire un equilibrio che conduca il cliente dall’interesse iniziale al primo acquisto di un prodotto o servizio, fino alla fedeltà di lungo periodo.
Le 4 P funzionano come le regole base di un gioco di ruolo, un RPG: semplici all’apparenza, ma capaci di generare infinite combinazioni. E come in un anime isekai, il protagonista – cioè l’impresa – deve imparare a usarle con astuzia, perché il destino del viaggio dipende dalla loro armonia.

Strategia di marketing: come costruirla passo dopo passo
Se le 4 P sono la bussola, la strategia di marketing è la rotta. È ciò che trasforma una collezione di strumenti in un cammino coerente, fatto di obiettivi, azioni e verifiche. Senza strategia, il marketing è come un eroe di isekai catapultato in un nuovo mondo senza mappa: corre, combatte, spera, ma non sa mai davvero se sta andando nella direzione giusta.
Costruire una strategia richiede metodo. Non basta l’intuizione, serve un processo capace di collegare le aspirazioni dell’azienda ai bisogni del pubblico target. Vediamo quindi i passaggi fondamentali:
- Analisi e definizione degli obiettivi
- ▪️Fare ricerca di mercato per capire cosa pensano i potenziali clienti e quali motivazioni li spingono.
- ▪️Fissare obiettivi chiari: notorietà del brand, incremento delle vendite, fidelizzazione.
- Comprensione del cliente ideale
- ▪️Creare profili basati sulla comprensione degli interessi del cliente ideale.
- ▪️Domanda cruciale: “Quali domande o esitazioni hanno i miei clienti?”
- Scelta dei canali e del messaggio
- ▪️Definire la scelta del canale: fiere, negozi, social media, account TikTok, pubblicità online su Google.
- ▪️Stabilire quale tipo di comunicazione aumenterà le vendite e “su quali piattaforme?”.
- Definizione del prodotto e del prezzo
- ▪️Analizzare se il prodotto fisico o servizio immateriale risponde alle esigenze.
- ▪️Stabilire un listino prezzi, una politica di scontistica e le modalità di pagamento.
- Implementazione delle campagne
- ▪️Tradurre la strategia in azioni: pubblicità, email marketing, campagne innovative, approcci integrati cross-channel.
- ▪️Domanda guida: “In che modo eventuali modifiche potrebbero aumentare le probabilità di successo?”
- Monitoraggio e assistenza clienti
- ▪️Valutare i risultati con dati concreti.
- ▪️Curare l’importanza dell’esperienza del cliente, dal primo acquisto di un prodotto o servizio al riacquisto futuro.
- ▪️Costruire relazioni durature, perché – come direbbe Bryan Kramer – “There is no more B2B or B2C: It’s Human to Human”.
In sintesi: le domande guida della strategia
Ogni strategia di marketing può essere ridotta a un set di domande, che funzionano come i checkpoint di un videogioco:
- ▪️A chi è destinato il prodotto?
- ▪️Esiste un mercato adatto?
- ▪️Quale tipo di comunicazione aumenterà le vendite?
- ▪️Su quali piattaforme?
- ▪️Cosa pensano i potenziali clienti?
- ▪️Quali domande o esitazioni hanno?
- ▪️In che modo eventuali modifiche potrebbero aumentare le probabilità di successo?
Costruire una strategia non significa trovare la formula magica che funziona sempre, ma imparare a camminare nel buio con una lanterna. E, come negli isekai, l’eroe non vince perché conosce tutte le regole del nuovo mondo: vince perché sa adattarsi, osservare, e trasformare l’imprevisto in opportunità.

Tre tipi di marketing e i loro usi
Non tutti i marketing sono uguali. Come negli anime isekai, dove ogni avventura segue regole proprie (dal fantasy classico alla parodia RPG), anche nel mondo aziendale esistono diversi approcci che rispondono a contesti e obiettivi differenti.
Gli studiosi e i guru del settore distinguono, in particolare, tre grandi tipologie di marketing:
- Marketing di prodotto
- ▪️È la forma più tradizionale. Al centro c’è il prodotto fisico o il servizio immateriale, con le sue caratteristiche, le sue prove tangibili e il suo posizionamento.
- ▪️L’obiettivo è comunicare la qualità e l’affidabilità dell’offerta, facendo emergere i punti di forza rispetto alla concorrenza.
- ▪️Esempio: una nuova bibita che si propone come alternativa salutare ai soft drink tradizionali.
- Marketing relazionale
- ▪️Qui il fulcro non è l’oggetto, ma la relazione con il consumatore.
- ▪️La logica è semplice: non basta portare a termine un primo acquisto di un prodotto o servizio, bisogna creare le condizioni perché il cliente voglia effettuare un riacquisto in futuro.
- ▪️Significa curare l’importanza dell’esperienza del cliente, offrire un’assistenza impeccabile e costruire fiducia.
- ▪️Esempio: un e-commerce che invia email personalizzate, propone sconti esclusivi e chiede feedback dopo l’acquisto.
- Marketing sociale
- ▪️È la forma che collega l’attività commerciale ai grandi temi collettivi.
- ▪️Non si limita a vendere, ma cerca di promuovere comportamenti virtuosi e valori condivisi, contribuendo al benessere della comunità.
- ▪️Esempio: una campagna contro lo spreco alimentare che unisce brand, consumatori e istituzioni.
Questi tre tipi non sono compartimenti stagni. Nella pratica, una strategia di marketing efficace li mescola come ingredienti di una ricetta: il prodotto deve convincere, la relazione deve durare, e il messaggio deve avere un impatto sociale.
Ed è qui che il parallelo con l’isekai torna utile. In Re:Zero il protagonista muore e rinasce ogni volta, imparando dalle esperienze precedenti; così un’azienda deve sperimentare, fallire, correggere e migliorare. In Konosuba!, la parodia smonta gli stereotipi dei mondi fantasy: allo stesso modo, un brand deve saper ridere di sé e adottare campagne innovative. In Sword Art Online, la lotta è dentro un videogioco realistico: oggi, il mercato digitale è proprio quel mondo alternativo da esplorare con nuove regole.
Alla fine, qualunque sia la tipologia scelta, resta un punto fermo: il focus del marketing è sempre la relazione tra azienda e consumatore. Tutto il resto – strumenti, tattiche, modello di business – ruota intorno a questo asse.

Marketing e relazioni umane: da B2B a H2H
Per decenni, i manuali di marketing hanno distinto due grandi arene: il business to business (B2B) e il business to consumer (B2C). Nella prima, l’azienda parlava con altre aziende; nella seconda, direttamente con i consumatori.
Due mondi paralleli, quasi due universi isekai con regole diverse.
Poi arrivò un esperto di marketing, Bryan Kramer, a lanciare una frase che fece il giro del mondo come un mantra: "There is no more B2B or B2C: It’s Human to Human". Non si trattava di un vezzo linguistico, ma di una vera rivoluzione di prospettiva.
Significava che dietro ogni contratto aziendale, ogni modello di business, ogni clic su Google, c’era sempre una persona. Con i suoi dubbi, le sue emozioni, le sue decisioni di acquisto prese in base a esperienze personali, a volte perfino a stati d’animo passeggeri.
Il focus del marketing, quindi, non è più semplicemente la vendita, ma l’importanza delle relazioni umane nel marketing. La sfida è riuscire a trasformare il primo contatto – un primo acquisto di un prodotto o servizio – in una relazione duratura, basata sulla fiducia.
Perché solo se il cliente si sente compreso sarà disposto a effettuare un riacquisto in futuro.
Qui torna utile il parallelo con gli isekai nipponici. Ogni protagonista, trasportato in un mondo differente, sopravvive solo grazie ai legami che riesce a costruire. Non basta avere la spada magica o lo Skill Predator di uno slime come Limur Tempest: senza alleati, l’avventura si spegne subito.
Allo stesso modo, nel marketing, il successo non dipende solo dal prodotto, dal prezzo o dalla pubblicità. Dipende dalla capacità di un’azienda di farsi percepire come "umana", vicina, credibile. Un marchio non è un’entità astratta: è la somma delle esperienze che offre ai propri clienti, giorno dopo giorno.
In questo senso, l’importanza dell’esperienza del cliente diventa cruciale. Non conta solo la funzionalità di ciò che viene venduto, ma il viaggio complessivo: dal primo contatto al post-vendita, dall’assistenza fino alle interazioni sui social media o sull’account TikTok ufficiale.
È lì che si costruisce la vera fidelizzazione, fatta di fiducia reciproca e – perché no – di un pizzico di affetto.
Il futuro del marketing non sta in acronimi astratti ma nelle persone. Ed è qui che la teoria incontra la vita, proprio come negli anime in cui l’eroe scopre che non sono i poteri a salvare il mondo, ma la capacità di ascoltare e di legarsi agli altri.
Anime isekai: traduzione e significato del termine
La parola isekai (異世界) significa letteralmente mondo differente. È un termine semplice nella forma, ma denso di implicazioni. Indica infatti un sottogenere di light novel, manga e anime nipponici in cui una persona viene trasportata, evocata o reincarnata in un mondo parallelo.
A prima vista, sembra un espediente narrativo tipico delle fiabe o dei romanzi d’avventura: da Alice che cade nella tana del Bianconiglio a Dorothy che viene sollevata da un tornado nel regno di Oz. Ma l’isekai giapponese ha un’identità precisa, legata a temi moderni come la realtà virtuale, il fantasy ispirato al mondo videoludico e l’esperienza del gioco di ruolo.
Nel marketing, potremmo dire che l’isekai funziona come una potente metafora. Ogni volta che un’azienda si apre a un nuovo mercato, attraversa il suo portale isekai: si ritrova in un mondo differente, popolato da consumatori con abitudini, linguaggi e piattaforme inedite.
È come se un marchio nato in Italia decidesse di sbarcare in Giappone: improvvisamente deve tradurre messaggi, adattare la strategia di vendita, rivedere listino prezzi, modalità di pagamento e persino le scelte di promozione.
Il significato del termine isekai, quindi, non si limita al mondo degli anime. Può diventare una chiave interpretativa per leggere le trasformazioni del marketing stesso. Così come i protagonisti degli anime devono imparare le regole di un universo alternativo per sopravvivere, le imprese devono comprendere i nuovi luoghi frequentati dai clienti per avere successo. Non è un caso che questo genere sia esploso nell’epoca dell’avvento di Internet e della digitalizzazione: la sensazione di vivere in più realtà contemporaneamente – offline e online, reale e virtuale – è la stessa che prova il NEET giapponese di Mushoku Tensei o l’eroe intrappolato nel mondo digitale di Sword Art Online.
L’isekai racconta il bisogno umano di evadere, di cercare nuovi inizi. Il marketing, con la sua promessa di prodotti, servizi e esperienze personali capaci di migliorare la vita, non fa che proporre, a suo modo, piccoli portali verso mondi alternativi.

Primo isekai e origini del sottogenere
Ogni genere narrativo ha un inizio nebuloso, un punto in cui i critici si chiedono: "Da dove partiamo?". Per gli anime isekai, questa domanda è particolarmente intrigante. Se guardiamo alla letteratura mondiale, potremmo dire che l’isekai è antico quanto le fiabe.
Anche Dante Alighieri, trasportato nell’aldilà, o Ulisse, catapultato da un’isola all’altra, vivono esperienze che potremmo definire proto–isekai. Ma in senso nipponico, il genere assume una fisionomia precisa a partire dagli anni ’80 e ’90.
Uno dei primi titoli a portare il concetto sul piccolo schermo fu Fushigi Yûgi, realizzato dallo Studio Pierrot. In questa serie, una ragazza viene risucchiata all’interno di un libro magico e si ritrova in un impero antico, dove diventa sacerdotessa destinata a evocare il dio Suzaku.
È considerato uno degli isekai giapponesi più iconici degli anni ’90, e soprattutto ha aperto la strada al filone degli isekai per ragazze, dove le protagoniste femminili vivono viaggi di formazione in mondi paralleli.
Poco dopo arrivò Magic Knight Rayearth, un’opera che univa elementi da mahō shōjo e robottoni giganti, fino a diventare una vera e propria opera di culto. Anche qui, tre studentesse si ritrovano catapultate in un universo fantastico, dove dovranno diventare guerriere magiche.
Sul fronte maschile, invece, un titolo come .Hack//SIGN rappresentò il primo grande esperimento di isekai ispirato direttamente al mondo videoludico. Nato come parte di un vasto franchise di videogiochi, l’anime mostrava giocatori intrappolati in una realtà virtuale, anticipando tematiche che sarebbero esplose con Sword Art Online.
Non a caso, viene spesso citato come il capostipite di quella corrente isekai che mescola realtà virtuale, giochi di ruolo e dinamiche psicologiche.
Un altro passo fondamentale fu Zero no Tsukaima, che consolidò il cliché dell’eroe comune evocato da un rituale magico in un mondo fantasy, costretto a reinventarsi e a trovare un senso nel nuovo contesto.
Questi titoli segnarono la nascita di un sottogenere che da lì in avanti si sarebbe diffuso in romanzi, web novel, manga, anime, videogiochi, opere teatrali e persino musical. Oggi non possiamo parlare di isekai senza ricordare la piattaforma Shōsetsuka ni narō, culla di infinite web novel da cui sono nati capolavori come Mushoku Tensei - Jobless Reincarnation.
Dal punto di vista del marketing, la nascita dell’isekai è illuminante. Ogni volta che un nuovo medium si apre – dai manga ai videogiochi, fino ai musical – il genere sfrutta la selezione strategica dei canali per raggiungere nuovi consumatori.
Proprio come un brand che, dagli anni ’60 in poi, ha saputo declinare il proprio messaggio attraverso stampa, televisione, Internet e oggi pubblicità online. Il primo isekai, dunque, non è solo una questione di date, ma di strategie: il momento in cui un’idea vaga diventa un prodotto culturale, capace di generare un mercato e conquistare un pubblico target.

Anime isekai più seguiti e popolari
Se l’isekai nasce come sottogenere di nicchia, negli ultimi vent’anni è diventato una vera macchina narrativa e commerciale. Alcuni titoli hanno raggiunto un tale successo da trasformarsi in brand globali, capaci di generare fanfiction, spin-off, videogiochi e perfino musical.
Ecco i più rappresentativi:
- Sword Art Online (SAO)
- ▪️Probabilmente il più famoso di tutti, spesso definito il re degli Isekai.
- ▪️Protagonisti intrappolati in un MMORPG: chi muore nel gioco muore anche nella vita reale.
- ▪️Unisce realtà virtuale, gioco di ruolo e riflessioni sul rapporto tra umano e digitale.
- ▪️Dal punto di vista del marketing, è un perfetto esempio di campagna cross-channel: nato come light novel, è diventato anime, videogioco, manga, film e merchandising globale.
- Re:Zero – Starting Life in Another World (Tappei Nagatsuki)
- ▪️Subaru, trasportato in un mondo fantasy, ha il potere di tornare indietro nel tempo a ogni morte.
- ▪️Gioca sulla tensione narrativa del “reset”, molto amata dai fan.
- ▪️Mostra come una buona idea narrativa possa generare successo anche da una piattaforma come Shōsetsuka ni narō, simbolo della democratizzazione delle storie online.
- Konosuba! – This Wonderful World (Natsume Akatsuki)
- ▪️Parodia RPG con Kazuma Satō e la sua compagnia di improbabili eroi.
- ▪️Una commedia isekai che ribalta i cliché.
- ▪️Dal punto di vista del marketing, mostra come anche la parodia possa diventare un prodotto vincente se incontra le aspettative dei consumatori stanchi degli schemi tradizionali.
- Mushoku Tensei – Jobless Reincarnation
- ▪️Considerato da molti il capostipite moderno, noto anche come il “re degli isekai”.
- ▪️Racconta la reincarnazione di un NEET giapponese in un mondo fantasy, con il ricordo della vita passata.
- ▪️È il simbolo di come una web novel possa scalare fino a diventare un fenomeno globale.
- No Game No Life
- ▪️Protagonisti Sora e Shiro, fratelli NEET trasportati in un mondo governato dai giochi di abilità e dai giochi da tavolo.
- ▪️Perfetto esempio di marketing di prodotto narrativo: prende un elemento di nicchia (i giochi da tavolo) e lo trasforma in mainstream.
- Overlord
- ▪️Racconta le vicende di Momonga, alias Ainz Ooal Gown, un giocatore rimasto intrappolato in un mondo virtuale dopo la chiusura di un server.
- ▪️Il protagonista, un essere scheletrico e leader di una gilda, rappresenta il lato oscuro del potere nell’isekai.
- ▪️Dal punto di vista del business, mostra come i fan amino anche i personaggi “anti-eroi” se inseriti in un contesto coerente.
Questi titoli hanno dimostrato che l’isekai non è solo una moda passeggera, ma un modello di business culturale: partono da una light novel o da una web novel, si trasformano in anime, si espandono in videogiochi, merchandising, eventi live, fino a raggiungere un pubblico mondiale.
Per il marketing, la lezione è chiara: un’idea forte deve saper attraversare canali e tattiche diverse. La stessa logica che guida una strategia di vendita multicanale si ritrova nelle scelte editoriali che hanno reso questi anime fenomeni di massa.
In altre parole: se il focus del marketing è costruire esperienze, allora gli isekai sono il suo specchio narrativo. Creano mondi in cui il pubblico si immerge completamente, fino a vivere i personaggi come parte della propria vita quotidiana.
Tipologie di anime isekai
Se chiedessimo a un appassionato di anime quale sia il suo isekai preferito, potremmo ottenere risposte diversissime: chi ama le atmosfere epiche, chi preferisce le commedie demenziali, chi si commuove per i viaggi interiori delle protagoniste. Non a caso, gli studiosi del settore distinguono quattro grandi tipi di anime isekai, ciascuno con il suo pubblico e le sue regole.
1. Fantasy classico
È la forma più vicina alle fiabe: un eroe viene trasportato in un regno medievale popolato da cavalieri, draghi e magia.
- ▪️Esempi: Mushoku Tensei – Jobless Reincarnation, Re:Zero – Starting Life in Another World.
- ▪️Qui il protagonista parte da zero e deve costruirsi un nuovo destino, proprio come un’azienda che entra in un mercato sconosciuto e deve definire da capo il suo posizionamento.
2. Isekai videoludico
Ambientato in mondi che ricalcano i videogiochi, spesso MMORPG.
- ▪️Esempi: Sword Art Online, No Game No Life, Overlord, .Hack//SIGN.
- ▪️Questi titoli esplorano la linea sottile tra realtà virtuale e vita reale. Dal punto di vista del marketing, ricordano l’epoca dell’avvento di Internet e della pubblicità online, quando le aziende si trovarono a vivere tra due mondi: quello fisico e quello digitale.
3. Commedia e parodia
Qui il genere prende in giro se stesso, smontando i cliché.
- ▪️Esempi: Konosuba! – This Wonderful World (con il suo eroe riluttante Kazuma Satō) e My Next Life as a Villainess: All Routes Lead to Doom, ispirato a un Otome game e alla figura di Catarina Claes.
- ▪️Come nel marketing, anche qui c’è spazio per la creatività: a volte, rompere gli schemi con campagne innovative è la strada migliore per conquistare i consumatori.
4. Isekai per ragazze (shōjo)
Un filone che unisce avventura e romanticismo, spesso legato a viaggi interiori.
- ▪️Esempi: Fushigi Yûgi (Studio Pierrot), Inuyasha di Rumiko Takahashi con la protagonista Kagome, Magic Knight Rayearth, fino al cult italiano Una porta socchiusa ai confini del sole, trasmesso su MTV Italia e ricordato come uno degli anime più iconici mai trasmessi dalla RAI.
- ▪️Qui la trasformazione non è solo esterna ma personale, proprio come accade ai clienti: il primo acquisto di un prodotto o servizio è solo l’inizio di un percorso emotivo che può portare a fidelizzazione e affezione al brand.
Questa classificazione mostra come l’isekai sia un contenitore estremamente flessibile. Allo stesso modo, nel marketing, esistono strategie diverse per pubblici diversi: ciò che funziona in un modello di business B2B non funzionerà necessariamente in un contesto consumer, e viceversa.
Le variabili cambiano, ma l’obiettivo resta lo stesso: creare un ponte tra il mondo di chi offre e quello di chi riceve. E in questo senso, ogni isekai è anche un manuale narrativo di marketing: ci ricorda che per avere successo bisogna sempre chiedersi in che universo si sta entrando.
Marketing e isekai: analogie tra due mondi
Che cosa accomuna una strategia di marketing e un anime isekai? A prima vista nulla: da un lato, grafici, ricerche di mercato, strumenti digitali, analisi di listino prezzi e scontistica; dall’altro, cavalieri, portali magici e NEET giapponesi reincarnati con nuovi poteri. Eppure, se ci si ferma a riflettere, i punti di contatto sono sorprendenti.
1. Il viaggio in un mondo differente
- ▪️Nell’isekai, il protagonista viene proiettato in un mondo parallelo con regole sconosciute.
- ▪️Nel marketing, ogni volta che un’azienda lancia un nuovo prodotto o entra in un mercato estero, vive la stessa esperienza: deve imparare regole, linguaggi e abitudini nuove.
2. L’eroe e il cliente
- ▪️Negli anime, l’eroe deve conquistare alleati e capire “cosa pensano i potenziali clienti” del nuovo mondo.
- ▪️Nel marketing, il pubblico target è la chiave: senza la sua comprensione, nessuna attività commerciale può avere successo.
3. Le prove tangibili
- ▪️In Mushoku Tensei, il protagonista usa lo Skill Predator per sopravvivere; in Konosuba, Kazuma Satō deve arrangiarsi con ciò che ha.
- ▪️Nel marketing, le prove tangibili sono demo, campioni, testimonianze: strumenti che aiutano il cliente a fidarsi della qualità e affidabilità dell’offerta.
4. Strategie e tattiche
- ▪️Un eroe isekai non può affrontare ogni sfida allo stesso modo: a volte serve forza, altre astuzia, altre ancora diplomazia.
- ▪️Così un brand deve alternare strategie e tattiche: dalla pubblicità online alle pubbliche relazioni, dalla scelta del canale al presidio dei social media.
5. Esperienza e fidelizzazione
- ▪️Negli anime, l’avventura non finisce con la vittoria di una battaglia: c’è sempre un nuovo arco narrativo.
- ▪️Nel marketing, il viaggio non termina con il primo acquisto di un prodotto o servizio, ma continua nell’importanza dell’esperienza del cliente, nell’assistenza, e nella capacità di spingerlo a effettuare un riacquisto in futuro.
In definitiva, il marketing e l’isekai condividono la stessa struttura narrativa: un eroe (l’impresa), un mondo ignoto (il mercato), delle regole da imparare (analisi, strategie di vendita), e un obiettivo finale (conquistare la fiducia del pubblico).
Come negli anime più amati – da Sword Art Online a Re:Zero, da Overlord a No Game No Life – anche nel marketing la vera vittoria non è sopravvivere, ma trasformare un’avventura in una storia di lungo corso.
Marketing cross-channel e digitalizzazione
Se negli anni ’60 bastava presidiare pochi canali – un cartellone, una pubblicità in TV, un annuncio su un giornale – oggi la sfida del marketing è diventata molto più complessa. Con l’avvento di Internet e la digitalizzazione dei primi anni 2000, il consumatore si muove tra più dimensioni contemporaneamente: offline e online, fisico e digitale.
In altre parole, vive già in un piccolo isekai quotidiano.
L’approccio integrato
Per affrontare questa frammentazione, le aziende hanno sviluppato approcci integrati e strategie cross-channel. Non si tratta più di scegliere un unico canale, ma di orchestrare un dialogo coerente su più fronti:
- ▪️Un account TikTok che cattura l’attenzione con video brevi.
- ▪️Una campagna su Google che intercetta chi sta cercando informazioni.
- ▪️Una newsletter di email marketing che accompagna il cliente lungo il funnel.
- ▪️Una pubblicità online su piattaforme mirate, per rafforzare la riconoscibilità.
- ▪️Eventi fisici e relazioni pubbliche, per dare concretezza al brand.
Ognuno di questi strumenti è come una porta verso un mondo parallelo: da solo funziona, ma è nell’insieme che costruisce un’esperienza completa.
Il parallelo con gli isekai
Pensiamo a come si diffonde un grande franchise:
- ▪️Sword Art Online non è solo anime, ma anche manga, film, romanzi, videogiochi.
- ▪️Konosuba! ha generato light novel, adattamenti animati, spin-off.
- ▪️No Game No Life ha varcato i confini dei giochi da tavolo per diventare fenomeno globale.
Questa espansione cross-channel è identica a quella che un brand moderno deve pianificare: un unico messaggio declinato in più forme, in modo che ogni consumatore, ovunque si trovi, entri in contatto con il racconto.
Il cliente come viaggiatore
Per il cliente, muoversi tra questi canali è un viaggio. Entra da una porta (TikTok), si informa attraverso un’altra (Google), riceve conferma via email e infine decide di acquistare in un e-commerce o in un negozio fisico. Proprio come i protagonisti degli isekai che saltano da un villaggio all’altro, da un dungeon a una capitale magica, sempre in cerca di prove tangibili della bontà del loro cammino.
Il marketing cross-channel non è quindi un lusso, ma una necessità. Perché il pubblico target non è mai fermo: cambia piattaforme, linguaggi, interessi. Ed è compito del brand seguirlo, adattarsi, e mantenere una coerenza narrativa.
Come negli anime, dove il protagonista non deve solo sopravvivere, ma costruire una reputazione nel nuovo mondo, anche l’impresa deve saper raccontare una storia continua, che accompagni il cliente in ogni dimensione che attraversa.
Il marketing come racconto epico
Ogni disciplina, quando cresce abbastanza, smette di essere solo tecnica e diventa racconto. Il marketing, nato come insieme di strumenti, formule e fasi del marketing, si rivela alla fine come una vera e propria epopea. Non una guerra di prezzi o di listini, ma la storia infinita del legame tra le persone e i prodotti che scelgono di portare nelle loro vite.
Ogni volta che un cliente entra in contatto con un brand, vive un piccolo rito di passaggio: il primo acquisto di un prodotto o servizio non è mai solo uno scambio economico, ma un atto di fiducia.
Allo stesso modo, per l’azienda, ogni interazione è una prova. Non basta raggiungere un obiettivo trimestrale: occorre garantire qualità e affidabilità dell’offerta, costruire relazioni che durino, offrire esperienze memorabili. È l’arte di trasformare un incontro casuale in una storia che porta al riacquisto futuro. Ed ecco il parallelo con gli anime isekai.
Pensiamo a Subaru di Re:Zero, costretto a morire e rinascere infinite volte, fino a comprendere davvero il valore delle relazioni. O a Inuyasha e Kagome, che scoprono che l’amore è l’arma più potente in un mondo popolato da demoni. O ancora a No Game No Life, dove Sora e Shiro vincono non con la forza, ma con l’intelligenza e la fiducia reciproca.
Il marketing, proprio come queste saghe, è un racconto epico fatto di cadute, tentativi, rinascite e strategie sempre nuove. Non è mai un viaggio solitario: è una narrazione corale, dove l’impresa, i consumatori e i mercati scrivono insieme il prossimo capitolo. Forse è qui che il marketing assomiglia davvero a un anime isekai: ogni campagna, ogni prodotto, ogni modello di business non è che una nuova reincarnazione, un nuovo portale che si apre. Con la differenza che, al posto delle spade e della magia, abbiamo pubblicità online, social media, pubbliche relazioni e, soprattutto, l’importanza dell’esperienza del cliente.
Strategie da un altro mondo
L’incontro tra un brand e il suo pubblico target non è molto diverso da quello tra un eroe e i suoi compagni di viaggio: entrambi hanno bisogno di fiducia, empatia, ascolto. Il marketing, come l’isekai, è un racconto di trasformazione. Non basta avere un prodotto fisico impeccabile o un servizio immateriale innovativo: serve la capacità di comprendere "cosa pensano i potenziali clienti", di costruire esperienze che li facciano tornare, pronti a effettuare un riacquisto in futuro.
Proprio come un protagonista di anime che rinasce in un mondo differente, anche un’azienda deve imparare a muoversi in territori nuovi: social media, pubblicità online, approcci integrati cross-channel, Google e account TikTok. Ogni piattaforma è un portale, ogni cliente è un compagno di viaggio, ogni campagna è una sfida da affrontare con creatività. La lezione finale è semplice, ma decisiva: il marketing non è più soltanto calcolo, ma un’arte di connessione. È un’epopea in cui numeri e storie si intrecciano, dove il vero successo non è la vendita in sé, ma la costruzione di un rapporto umano.
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