Trend – Perché aprire un e-commerce proprio ora: disponibili bandi di finanziamento

campagna di comunicazione BRC

La pandemia ha rivoluzionato la vita di tutti, modificando anche il comportamento d’acquisto dei consumatori. I siti di e-commerce, in particolare, da più di un anno a questa parte, hanno fatto registrare un significativo aumento delle vendite online. Durante il lockdown della primavera 2020, anche i più scettici si sono affidati con continuità allo shopping online, facendo nuove esperienze di acquisto.
E anche nel periodo post lockdown, il trend degli acquisti in rete si è confermando in crescita: le persone hanno sempre più fiducia nel mezzo e dimestichezza con le piattaforme e i pagamenti digitali.

All’interno di una crescita generalizzata degli acquisti online, infatti, spiccano alcuni settori e-commerce che hanno visto aumentare in modo particolare i loro flussi di vendite: il food, il pet care, i prodotti per la cura della casa e della persona, salute e bellezza, elettronica (con il boom di acquisti di computer dovuto all’esplosione del lavoro in modalità smart working) ed editoria (soprattutto per quanto riguarda i contenuti in streaming).

I motivi per cui aprire un e-commerce nel 2020 o nel 2021 sono molteplici e non tutti sono legati agli effetti della pandemia sulla vita quotidiana delle persone.

Tra i vantaggi di avere un sito e-commerce spiccano la possibilità di vendere 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e di raggiungere più clienti (non solo locali ma su tutti i mercati di interesse, nazionali e internazionali).
Un sito e-commerce inoltre, se si eccettua l’hosting, non ha costi fissi.

Appare evidente, quindi, che la possibilità di aprire un e-commerce per il proprio business sia una ghiotta opportunità.
Non sorprende, quindi, che sempre più venditori offline abbiano deciso in questi mesi di aprire un e-commerce o di potenziare il loro negozio online, tenendo conto soprattutto del “mobile commerce”, in crescita esponenziale. Basti pensare che le vendite effettuate da dispositivi mobile sono passate dal 15% – dato 2016 – al 73% stimato per la fine del 2021 (fonte: Statista 2019).

Non si può “rimanere indietro”. A maggior ragione oggi che c’è la possibilità di usufruire dei finanziamenti regionali e internazionali che favoriscono la digitalizzazione delle aziende.